Palazzo Panitteri Truncali

stemma-panitteriDi fronte Chiesa di S. Michele è il Palazzo Panitteri-Truncali: «…Si comprende in questa parte del paese la Chiesa di San Michele, dirimpetto alla quale è posta l’antica casa, un tempo del sacerdote don Bartolo Truncali, circondata da quattro vie: Largo San Michele, Via Panitteri, Vicolo Calcara, Via Gaspare Puccio, oggi possseduta dagli eredi di don Pietro Amodei Panitteri».

Questa è la descrizione del Palazzo che noi battezziamo – essendo appartenuto a tre ceppi diversi – «Truncali-Panitteri-Amodei», fatta alla fine del secolo da uno studioso di topografia, l’abate Vito D’Amico.

Il D’Amico con questa nota ci mette sulla traccia delle origini del Palazzo. Ci conferma, intanto, che il palazzo appartenne ad un prete, don Bartolo Truncali. Si sa di questo prete che fu nipote di un omonimo zio molto potente che visse a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. Di costui si sa ancora che abitò il detto palazzo dopo averlo assestato nella struttura in cui si può ammirare a tutt’oggi

Il Palazzo, comunque, dovette preesistergli di sicuro e fu certamente costruito come torrione di avamposto lungo le mura che circondarono la cittadella di Zabut sino al periodo in cui ebbe inizio la sua espansione dopo la distruzione di Adragna, avvenuta nell’autunno del 1411. Spostate a sud le mura di Sambuca, il Palazzo si trovò al centro del nuovo agglomerato che andava sorgendo tutt’intorno.

Adibito, da fortezza a palazzo di civile abitazione, subì ritocchi stilistici, rimanendo intatte le strutture murarie. Il Palazzo conserva la forma quadrangolare che racchiude un ampio cortile. Da due lati il cortile è delimitato da alte mura (Vicolo Calcara e Via G. Puccio) rivestite da folti ciuffi di edera. Gli altri due lati sono delimitati, da una parte, dal corpo centrale del Palazzo che si affaccia sulla Via Panitteri con un superbo frontespizio; dall’altro dalla fiancata Nord che dà sul Lpanitteriargo San Michele. La coda di questa fiancata risulta di recente rifacimento. Molto probabilmente il palazzo subì qualche grosso guasto per cui fu necessario demolire la parte fatiscente e sostituirla con un’ala che forse fu adibita agli inizi del secolo come «dipendenza» per la servitù. È molto evidente la deturpazione.

Nell’interno del cortile si aprono, nel piano terra, vasti magazzini. Un ampia scala di stile catalano porta al piano superiore, che comprende una zona soggiorno costituita da una grande sala adiacente alla cucina e alle dipendenze di servizio; una zona per grandi ricevimenti costituita da un superbo salone con soffitto a cassettone, pareti dipinte, pavimento in ceramica antica. Il salone viene servito di luce dal balcone centrale del palazzo e infine una zona costituita da sale da letto. L’arte e le strutture del Palazzo sono caratterizzate da linee attinte al tardo rinascimento siciliano e da forti vocazioni verso quel vago senso del nuovo che poi avrà la sua concreta fioritura nel barocco isolano, sobrio, austero e monumentale.

Per la storia va detto anche che il palazzo appartenne a un’illustre prelato, Don Giuseppe Panitteri, Ciantro delle Cattedrale di Girgenti, vicario generale della diocesi omoni ma, procuratore generale del Marchese Beccadelli, grande archeologo e mecenate. Nella Valle di Girgenti acquistò l’area dell’ex monastero di San Nicola, vi eresse una villa, l’attuale area su cui insiste il Museo Nazionale e vi promosse campagne di scavi. Nacque il 2 ottobre 1767. Dal 1795 al 1828, anno della sua morte, visse in Girgenti.

Ritornando in Via, Belvedere ecco un secondo slargo triangolare; Piazza Navarro. Sino alla fine degli anni ’50 questa piazza era dominata dalla struttura massiccia e severa della Chiesa di San Giorgio. Questa chiesa ritenuta la più antica della Terra di Zabut, perché costruita – à giudizio di alcuni – sulla moschea araba, purtroppo andò distrutta per vetustà e incuria degli uomini. Il prof. Umberto Rizzitano, illustre arabista, ebbe sempre perplessità ad ammettere che questa chiesa fosse stata costruita su una moschea o fosse il risultato di una moschea trasformata in chiesa. Fu senza dubbio la più antica chiesa di Sambuca se già nel 1417, appena distrutta Adragnus, fu montato su un torrione del lato sinistro un antichissimo orologio proveniente dalla distrutta Chiesa di San Vito.


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